martedì 9 novembre 2010

Outsiders. Saggi di sociologia della devianza.


Ho avuto la fortuna di vedermi assegnata la presentazione di questo testo al seminario di sociologia, altrimenti forse non me ne sarei interessata tanto, e non mi avrebbe regalato i sorrisi che mi ha dato, néle  idee di spunto.

Al contrario dei funzionalisti, secondo Becker la devianza non è dovuta ad una sbagliata o mancata socializzazione e integrazione alla società: non è semplicemente un valore non condiviso.
Difatti si rende subito conto di quanto sia soggettivo l'etticchettamento di un individuo come deviante: qualcuno può essere deviante secondo un gruppo e le norme di questo gruppo, ma secondo un altro gruppo no. 
I fenomeni di devianza legano quindi che emette il giudizio di "deviante" e non è il soggetto deviante ad avere particolari caratteristiche o disfunzioni.
Malgrado l'idea di Becker sia piuttosto "come scoprire l'acqua calda" (io ad esempio già me le facevo questo tipo di spiegazioni, prima di leggere Becker: non è che mi ha illuminata particolarmente), da molti può essere vista come pungente e provocante. Se sono i gruppi sociali a creare la devianza istituendo delle norme di cui la trasgressione costituisce la devianza, vuol dire che ora è colpa della norme, delle leggi, se abbiamo dei delinquenti (e per spiegare esattamente il processo tramite il quale si diventa delinquenti, parlerò dopo della carriera deviante, e dell' amplificazione della propria devianza dovuta all'etichettamento come tale)!
Oltretutto, il carattere deviante di un atto dipende dalla maniera nella quale gli altri reagiscono (insomma, dipende anche da chi compie l'atto, non a tutti verrà fatta la stessa colpa per lo stesso atto commesso). Ci sono gruppi a cui l'etichetta di deviante è applicata più facilmente.


I gruppi di status superiore fondano il loro potere sulla loro capacità di produrre delle nuove regole e di punire i devianti, ci sono infatti dei gruppi più capaci di fare applicare le proprie norme, quelli a cui la loro posizione sociale dona delle armi di potere (ad esempio: età sesso, classe e origine etnica sono tutti legati a delle differenze di potere). [E un grande capitolo viene proprio dedicato a questi gruppi]


Ma come si diventa devianti?


La maggioranza delle persone conosce frequentemente delle tentazioni devianti. La gente è molto più deviante, almeno in immaginazione, di ciò che appare. Al posto di domandarci perché i devianti cogliono fare delle cose che sono disapprovate, dovremmo piuttosto domandarci perché quelli che rispettano le norme, avendo comunque delle tentazioni devianti, non passano all'atto.


Quando un individuo "normale" scopre in sé una tentazione deviante, sarà capace di reprimerla pensando alle conseguenza.  Ma per chi non ha ne reputazione da sostenere, né un posto di lavoro o un impegno familiare da mantenere, è più facile obbedire ai propri impulsi e diventare deviante.


Quando una persona acquisisce uno status principale, esso diventa più forte e copre tutte le altre caratteristiche di questa persona. Ad esempio: per acquisire lo status principale di "delinquente" basta aver commesso anche solo un'illegalità, ad esempio aver fumato della marijuana, ma si viene inseriti nel gruppo di "quelli indesiderabili, perché non rispettano la legge, e se non la rispettano una volta é più facile che non la rispettano un'altra volta" con tanti altri delinquenti per aver commesso atti più gravi. Viene quindi considerato che ogni individuo che appartiene allo status principale di delinquente possegga pure tutta una serie di altre caratteristiche indesiderate. Se poi si tratta una persona deviante sotto un solo aspetto come se lo fosse sotto molteplici aspetti, si contribuisce ad una profezia che si  autoavvera. 
Agli occhi degli altri, una prostituta non sarà più "una mamma" "una signora che ascolta elvis" "la vicina di casa" "quella che ha fatto volontariato per anni", sarà solo e soltanto una prostituta. Come lo straniero che non parla italiano, in una classe, viene visto solo come "quello che non parla italiano" non come una persona con gusti e interessi a cui interessarsi.


La carriera deviante comincia nel modo più scontato: l'interesse verso qualcosa di deviante, dovuto all'incontro con devianti più esperti che sembrano essere contenti della propria devianza. Pian piano si impara a partecipare ad una sottocultura deviante. Il punto cruciale è quando si viene riconosciuti per la prima volta come "deviante" dal resto della società (si viene ad esempio presi anche per una cosa non grave), qui avviene la stigmatizzazione e ci si vede appiccicato lo status principale. 
La maniniera in cui si trattano i devianti equivale a rifiutare loro i mezzi ordinari di compiere le attività routinarie della vita quotidiana. E ciò porta soltanto ad un'amplificazione della devianza.
E per ultima tappa si entra in un gruppo di devianti organizzati. Questi gruppi sono più portati che i singoli a razionalizzare la propria posizione, e qui l'autogiustificazione diventa un'ideologia.




I capitoli seguenti sono anche più interessanti.
Due mi hanno fatto sorridere: Becker descrive l'esempio di carriera deviante di un fumatore di marijuana,  e mi è apparso piuttosto familiare: ci si comporta molto più tutti nella stessa maniera in una certa situazione di ciò che pensiamo... mi ha fatto ricordare tutti i miei tempi del liceo, le serate passate fra nuvole di fumo e alterazione, e a quelle serate ho legato persone ed emozioni, ho provato un'ondata di nostalgia.
Poi descriverà la devianza dei musicisti jazz. Dedicherà un altro capitolo alla nascita delle norme e ai gruppi che hanno il potere di imporle e deciderle,    il fenomeno "d'ettichettamento".


Più che come "verità assoluta" considererei questo libro come spunto da sempre tenere a mente quando si tratta di esprimere giudizi o si tratta di parlare di giustizia.
Spunto di pensiero pure sul potere di alcuni di "imporre delle norme", spunto di critica verso sistemi troppo democratici: "la maggioranza non ha sempre ragione".
Ma sopratutto una ginnastica mentale, insegna infatti a vedere tutto in modo originale e critico, e sopratutto a non dimenticare mai i diversi punti di vista dei diversi attori. 





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